Vi siete mai chiesti da cosa dipenda il colore dei vini? Al netto della piacevolezza che le sfumature di un vino provocano (anche l’occhio vuole la sua parte), sancite in maniera netta dalle schede di valutazione dei vini di tutte le associazioni ed istituzioni che si occupano di vino, il colore dei vini è anche strettamente legato alle tecniche di vinificazione.
Non a caso, oltre alla differenza di colore in sé, le tipologie bianco, rosato e rosso (oltre ai vini speciali che definiscono spumanti, passiti ed altre tipologie) categorizzano i vini in maniera universale.
Questa volta approfondiamo il colore dei vini rosati: tema che sembra apparentemente semplice, ma che in realtà non lo è per nulla. Il primo motivo dipende dal fatto che, almeno in Italia, il consumo di vini rosati è piuttosto limitato, e quindi ci si sofferma poco su questo aspetto. Al contrario il resto del mondo beve (tanto) rosato: per i nostri cugini francesi è addirittura la tipologia più consumata in assoluto con circa il 37% dei consumi, ma altri paesi come USA, Inghilterra e Germania non fanno eccezione. In questi paesi il riferimento sul colore è quello pallidissimo (talvolta più grigio che rosato) che hanno i vini rosati provenzali.
Partiamo prima dall’aspetto tonalità di colore: i vini rosati sono prodotti a partire da uve rosse, e siccome tutte le uve a bacca rossa hanno tonalità di colore differente a seconda della tipologia che posseggono maggiormente di alcune molecole (le antocianidine, che sono dei polifenoli), ne deriva il fatto che la tonalità di colore derivi dalla varietà con la quale il rosato è stato prodotto. Nella scala che va dal Rosa Tenue, al Cerasuolo, al Chiaretto fino ad arrivare al Buccia di Cipolla un rosato prodotto con una varietà più violacea (ad esempio il Montepulciano) avrà una tonalità verso il Cerasuolo, mentre uno prodotto da una varietà con toni più granati o aranciati (ad esempio il Pinot Nero) virerà verso il Buccia di Cipolla.
L’intensità del colore è legata invece alla tecnica di produzione: tradizionalmente in Italia, ma non solo, i vini rosati si producevano con una breve macerazione (ossia un contatto limitato nel tempo, diciamo inferiore alle 24 ore, con le bucce del mosto in fermentazione), con una colorazione così più intensa, e spesso anche delle note gustative conseguenti. Oggigiorno invece si tende maggiormente ad utilizzare la tecnica della pressatura soffice delle uve (esattamente come nella vinificazione in bianco), ottenendo così vini con minori intensità di colore, e più snelli e freschi al gusto.
Se vi siete incuriositi sui vini rosati potete trovare QUI la nostra selezione di vini rosati nei pratici bag in box.
Al prossimo colore!
I Vinaioli