Petto d’anatra ai frutti di bosco

Per 4 persone:

  • 2 petti d’anatra
  • 300 g di frutti di bosco misti
  • 1 bicchiere di vino rosso (meglio Pinot Nero)
  • sale, pepe

preparazione 10 minuti

cottura 20-25 minuti

facile

Lavate velocemente i frutti di bosco sotto l’acqua corrente e asciugateli tamponandoli con carta assorbente da cucina.
Sciacquate i petti d’anatra, asciugateli e praticate dei profondi tagli a losanghe dalla parte della pelle.
Fate scaldare molto bene una padella antiaderente, poi adagiatevi i petti dalla parte della pelle e coprite con un coperchio. Lasciate scottare la carne a fuoco alto finché la pelle non avrà rilasciato tutto il grasso. Togliete i petti dalla padella, eliminate il grasso e rimetteteli nella padella, questa volta con la parte della carne verso il basso.
Fate dorare anche questo lato, sfumate con il vino rosso, lasciatelo evaporare e regolate di sale e di pepe.
Proseguite la cottura a fuoco basso, per circa 20 minuti, girando la carne ogni tanto. Due o tre minuti prima di terminare la cottura, aggiungete nella padella i frutti di bosco, alzate la fiamma e smuovete la padella dal manico senza utilizzare un cucchiaio per mescolare.
Servite subito.
Il petto d’anatra ha uno spesso strato di grasso tra la pelle e la carne: incidendo la pelle e facendo scottare la carne dalla parte della pelle, rilascerà subito il grasso che si scioglierà nella padella.
I frutti di bosco sono molto delicati, ecco perché si aggiungono all’ultimo e non si utilizza un cucchiaio per mescolarli, rischierebbero di finire in poltiglia.
Il Pinot Nero è molto adatto a questo piatto poiché tra i suoi sentori ha i profumi di frutti di bosco.

Tra tutti i vitigni a bacca rossa, il Pinot Nero è considerato uno dei più affascinanti. Il Pinot Nero è un vitigno internazionale originario della Francia. Considerato da sempre un vino complesso e grintoso, il Pinot Nero è interessante per il suo carattere deciso che lo contraddistingue soprattutto in fase giovanile, oltre che per le molte sfumature che regala in maturità. L’uva privilegia climi tendenzialmente freddi con buone escursioni termiche, soffre l’eccessiva esposizione al caldo, ma ama molto la luce.
In Italia il Pinot Nero ha trovato casa soprattutto in Trentino Alto-Adige, in Oltrepò Pavese, in Veneto, in Toscana e in Friuli Venezia Giulia. Giunto nel Nordest a fine Ottocento, il vitigno non ha conosciuto immediata fortuna. Per moltissimi anni il Pinot Nero è stato usato come base per smorzare l’acidità dei vini autoctoni ma con l’arrivo di altri internazionali, Cabernet e Merlot in primis, che fecero venir meno la funzione di “ammorbidente” la produzione di Pinot Nero si ridusse notevolmente. Solo dopo diversi anni prima comparvero all’orizzonte produttori coraggiosi e capaci di affrontare il nobile vitigno, dedicandogli tutte le cure necessarie sia in fase di allevamento sia in fase di vinificazione e credendo che quest’uva potesse diventare espressione dell’identità vitivinicola del Friuli Venezia Giulia. In questa regione dalle caratteristiche climatiche e paesaggistiche molto particolari, che racchiude in pochi chilometri diversi ambienti (lagunare, montano, marino e collinare), il Pinot Nero mantiene la sua austera eleganza nordica aggiungendo una strepitosa nota mediterranea.