Per saperne di più sul Cortese, un grande vino bianco piemontese
Sai qual è il secondo vitigno a bacca bianca più coltivato in Piemonte e il primo in assoluto nel Sud della regione? Questo primato spetta al Cortese, le cui uve dai caratteristici sentori floreali e fruttati sono la base del vino Gavi DOCG.
Infatti, anche se nell’immaginario collettivo il Piemonte viene associato soprattutto ai grandi rossi, questa regione offre anche eccellenti vini bianchi. Ma perché proprio “cortese”? Sembra che questo nome sia dovuto al grande apprezzamento riscosso da questo vino bianco nei banchetti nobiliari settecenteschi. Il suo carattere cordiale, gentile e gradevole lo rendeva infatti particolarmente idoneo agli ambienti di corte, pertanto fu denominato cortese.
Già a partire dal 1800, il Cortese di Gavi iniziò a essere esportato all’estero. Un ruolo importante nel suo successo internazionale fu giocato dalla famiglia Doria che ne sostenne l’esportazione tramite le navi della Repubblica di Genova. In tal modo, il Cortese di Gavi raggiunse anche gli ambienti aristocratici del Regno Unito conquistando grande fama e prestigio. Tale apprezzamento facilitò il riconoscimento della DOC il 26 giugno del 1974 e l’assegnazione della DOCG nel 1998.
Ma scopriamo di più su questo straordinario vitigno e sui vini che se ne ricavano (vini che puoi trovare in vendita online sul nostro sito e nei negozi a Milano)!
La storia del Cortese in Piemonte: dalle origini ai giorni nostri
Sfatiamo questo mito: il Piemontese può essere Cortese, eccome! Soprattutto se per Cortese si intende quel vitigno che da ormai 30 anni rappresenta la principale varietà a bacca bianca coltivata in Piemonte – a parte il Moscato per la spumantizzazione, ovviamente.
La presenza del Cortese ha origini secolari: viene infatti segnalato come il principale vitigno utilizzato per la produzione del Vermouth alla fine del ‘700 nel capoluogo piemontese e dintorni. Negli anni ’80, periodo di notevole espansione per le varietà bianche in tutta la penisola, il vitigno Cortese si è affermato soprattutto nelle province meridionali della regione: Alessandria, Asti e in parte l’Albese, dove però la facevano da padroni vitigni a bacca nera come Dolcetto, Nebbiolo e Barbera, già allora in fase di espansione.
La situazione vitivinicola attuale è rimasta pressoché invariata: le vigne coltivate con questo poco considerato ma intrigante vitigno si susseguono da Tortona (dove è ancora più coltivata del più celebre Timorasso), passando per Gavi (dove è il vitigno base dell’omonima denominazione Gavi DOCG, storicamente la seconda DOCG di vino bianco d’Italia) fino all’Alto Monferrato.
Dalla quantità alla qualità: la rivoluzione vitivinicola del Cortese
Ma perché il Cortese non gode della stessa fama di altre nobili varietà a bacca bianca? Il motivo della sua scarsa celebrità è probabilmente da ricondurre alla sua elevata produttività. Non di rado, infatti, nei decenni passati tale caratteristica faceva abusare delle rese di produzione, con conseguente abbassamento della qualità dei vini.
Ma nell’ultimo trentennio la viticoltura italiana è cambiata in modo radicale, stravolgendo sesti di impianto, tecniche colturali e concezione della produttività. Al tempo stesso, anche il cambiamento climatico fa la sua parte nell’influenzare le capacità espressive di questo come di altri vitigni.
Oggi dal vitigno Cortese si ottengono vini fini e armonici, caratterizzati da spiccata eleganza e notevole equilibrio. Non solo vini freschi e giovani, ma anche prodotti più complessi e strutturati, di lungo affinamento in legno o in bottiglia, nonché versioni spumantizzatedi notevole freschezza.
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Dimenticatevi i (falsi e…) Cortesi del passato, di lieve struttura e scarsa acidità. Oggi il Cortese si presenta al naso con frequenti note di frutta bianca, pera matura, fiori bianchi e note minerali. In bocca è un’eccellente sintesi di buona morbidezza e grande sapidità, che ne fanno un vino estivo, perfetto per l’aperitivo, ma adatto anche a cene con piatti importanti e sapori robusti.
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Buon Cortese a tutti!
I Vinaioli